C’è stato un periodo in cui pagare un caffè al bar con le monete era la consuetudine. Oggi, invece, sempre più persone scelgono di utilizzare lo smartphone collegato alla carta di credito o di debito. In Italia, per la prima volta, i pagamenti digitali hanno superato quelli in contanti: un dato tutt’altro che trascurabile, che rappresenta un cambiamento profondo, silenzioso ma ormai sotto gli occhi di tutti. Questa trasformazione si è compiuta in pochi anni, accelerata in modo significativo dalla pandemia, che ha modificato abitudini e necessità.
L’uso di carte, app e smartwatch per pagare
Mentre il dibattito politico si concentrava sulla difesa del diritto all’uso del contante, la popolazione ha preso una direzione diversa. Sempre più persone hanno iniziato a pagare con smartwatch, carte contactless e applicazioni dedicate. Secondo un recente rapporto, nel 2024 sono transitati ben 481 miliardi di euro attraverso i canali digitali, mentre i pagamenti tradizionali sono rimasti indietro. Sebbene alcuni continuino a utilizzare bonifici o assegni, questi strumenti sono ormai relegati a un ruolo marginale.

Non si tratta solo di un progresso tecnologico: sono proprio le abitudini quotidiane ad essere cambiate. Durante il lockdown, pagare in modo digitale è diventato la norma, e questa consuetudine si è consolidata anche dopo la fine delle restrizioni. I commercianti hanno dovuto aggiornare i propri sistemi di pagamento e i clienti si sono adattati rapidamente. Le transazioni digitali sono più veloci, riducono il rischio di errori e spesso risultano più semplici da eseguire.
Le analisi mostrano che la crescita più significativa riguarda i pagamenti tramite smartphone e dispositivi indossabili: nel 2024 hanno superato i 56 miliardi di euro, con un incremento del 53% in un solo anno. Un dato sorprendente, se si pensa che fino a poco tempo fa queste tecnologie erano appannaggio di pochi pionieri.
I pagamenti online coinvolgono tutte le fasce d’età
Chi pensa che i pagamenti digitali siano una prerogativa dei giovani si sbaglia di grosso. Il fenomeno interessa tutte le generazioni: dai pensionati che utilizzano il bancomat al supermercato, ai genitori che saldano le rette scolastiche online. Gli esercenti, inoltre, non solo non rifiutano più i pagamenti elettronici, ma spesso li preferiscono, poiché comportano una gestione più snella del denaro e meno burocrazia.

Anche la pubblica amministrazione ha compiuto passi avanti significativi. Sempre più enti locali hanno scelto di abbandonare il contante. A Grugliasco, in provincia di Torino, ad esempio, multe e documenti si pagano esclusivamente con strumenti elettronici. Il sindaco lo considera un segnale di efficienza e un invito a innovare. Le proteste, a quanto pare, sono state minime.
Altri comuni hanno seguito questo esempio: a Modena la Camera di Commercio accetta solo pagamenti con carta, a Foggia per il ticket sanitario sono richiesti strumenti digitali, mentre in alcuni comuni del palermitano l’anagrafe ha eliminato il contante. In molti casi si tratta di vere e proprie piccole rivoluzioni, e chi non si adegua rischia di restare indietro.
Quali possono essere gli eventuali svantaggi
Naturalmente, non tutto è privo di criticità. Il fenomeno della cosiddetta “desertificazione bancaria” è sempre più attuale: il 43% dei comuni italiani non dispone più di uno sportello bancario, una percentuale davvero significativa. Questa situazione si verifica soprattutto nelle aree interne e nei territori soggetti a spopolamento, ma anche in regioni come Campania e Puglia, dove città con oltre 20.000 abitanti sono rimaste senza servizi bancari fisici.

Le conseguenze non sono trascurabili: oltre 4 milioni di persone non hanno accesso diretto a una banca e il numero dei comuni coinvolti è aumentato di oltre 100 unità. Il digitale, da solo, non può colmare completamente questo vuoto, soprattutto per le piccole e medie imprese che necessitano di un rapporto personale per ottenere credito o risolvere problematiche complesse.
Va inoltre sottolineato che l’home banking in Italia ha ancora una diffusione limitata: tra gli over 65, solo un terzo lo utilizza, mentre in Francia la percentuale supera la metà. Questo significa che molti italiani, anche volendo, non dispongono degli strumenti o della familiarità necessari per gestire tutto online. Inoltre, non tutte le aree del Paese sono coperte da una connessione stabile o da sportelli digitali affidabili.
I vantaggi che non si possono ignorare
È evidente che esistono dei rischi: una digitalizzazione troppo rapida e non accompagnata da adeguate misure di inclusione può generare nuove forme di esclusione sociale. Chi non possiede una carta o uno smartphone di ultima generazione rischia di essere tagliato fuori. Basta un semplice malfunzionamento di un’app per trovarsi nell’impossibilità di pagare e non sapere come intervenire.

Tuttavia, i vantaggi della digitalizzazione dei pagamenti sono innegabili. Una minore circolazione di contante contribuisce a ridurre l’evasione fiscale, le transazioni elettroniche sono più trasparenti e i margini di errore si abbassano. Per i dipendenti pubblici, non dover gestire denaro fisico significa meno responsabilità e maggiore sicurezza. In alcuni casi, ciò si traduce anche in una riduzione dei costi amministrativi.
Il cambiamento, dunque, è già in corso e si riflette nella quotidianità di tutti, complice la pandemia che ha accelerato un processo già in atto. Restano però alcune sfide aperte: garantire l’inclusione, evitare che alcune aree del Paese restino escluse e trovare il giusto equilibrio tra innovazione e accessibilità per tutti.